sabato 29 marzo 2014

Vivo (il tredicesimo dell'Inferno)



Piero sanguinava dalla testa.. Lui tenne ambo le chiavi del cor di Federigo. Ma gli altri erano invidiosi. E finì in una stanza buia, senza mangiare, bere, leggere, scrivere, calunniato, accecato, torturato. Lui urlava nel chiuso della prigione. Mi sentite? sto gridando da un pezzo e no, non mi sentite...

Piero sanguinava soprattutto dal cuore. Il suo cuore era giusto, innocente, ricco di fiducia negli altri. Amava la poesia, l'amicizia, e non sopportava di fare la vittima. Tutto bene, diceva, quando gli chiedevano come andava. Così così, rispondeva, quando proprio si sentiva male. 
E gli amici, attorno, lo consideravano indistruttibile, orgoglioso, forte.
Lui godeva di quel loro sguardo, delle risate nella corte, delle interminabili discussioni, delle notti trascorse a recitare poesie e suonare, tutti stretti in un legame spirituale, in una scuola poetica, artistica, estetica. E lui, lì dentro, ne era l'anima.

Piero sanguinava, ed una notte, mentre lo stavano trasportando in un altrove che non voleva conoscere, un angelo nero lo spinse giù dal cavallo. La testa si infranse contro una pietra, tingendola del colore che lui più amava.
E fu libero.



   "E se di voi alcun nel mondo riede,
conforti la memoria mia, che giace
ancor del colpo che 'nvidia le diede."




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