lunedì 3 marzo 2014

Dal Tevere: controcorrente, la grande bellezza




Mentre il film finisce
Mentre pensi di aver finito di vedere

resta un po' ancora, per favore.

E' in scena l'ultimo ciak. L'alba sul Tevere. Protagonista, il fiume della città eterna. Comparse, gli uomini e le donne che la abitano, alla ricerca di un pezzo di eternità, anche loro.
Percorri il fiume controcorrente. E lo so che non si fa, di solito. E lo so che la natura non lo vuole. Ma in un film tutto è concesso. In un film una città può diventare il mondo, un uomo l'umanità, un fiume diventa il tempo, che scorre mentre tutto corre.

Mentre il Tevere scorre, e i ponti e le statue e le cupole e le pietre e i lampioni e gli argini e i battelli scivolano via, come le fugaci figure umane che il tuo occhio individua, la luce si fa più chiara, il giorno sta sorgendo, un altro giorno dei milioni che ha visto Roma, che ha vissuto il mondo. I personaggi della storia che hai appena seguito svaniscono, figurine umane, anche loro, nell'immensità della Storia.
Quanto amore hai visto, quanto rancore. Dolore represso, amore buttato, rimpianti, ricordi, falsità e slanci. Lugubri feste, funerali frivoli, opulenza e sofferenza. Tutto senza senso, dunque? Tutto per niente?

Ma il Tevere sa. Tu ascolta l'intrecciarsi dei lamenti dei violoncelli e i canti dei gabbiani, e segui docile il corso controcorrente dei tuoi pensieri, che accordano in un unico canto le disarmonie delle vite, della vita, della tua vita. Spècchiati nel grigio asfalto dell'acqua, e viaggia nel tempo, nello spazio, cercando la tua alba.

Poi, vòltati, e riprendi il corso, tornando indietro. Sparirai nel buio. Ma l'ultima cosa che avrai visto sarà un angelo di pietra. E l'ultima cosa che avrai sentito saranno state queste parole:

Qualcuno viene, qualcuno bussa, qualcuno chiama il mio nome, io corro fuori scalzo, Sì, lui è venuto.

Adesso hai finito di vedere.



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