sabato 4 maggio 2013

Don Giovanni, Don Chisciotte


 

Ah, la Spagna. Ah, la Mancha, e ah, Siviglia. AH. La cavalleria, il sogno, la bellezza e l'amore.
Tutti intorno a loro, superstiti cavalieri di un sogno, a cavallo dei loro sogni superstiti, tutti intorno e nessuno dentro di loro. E loro al centro del loro mondo, ego_isti, ego_centrici. A costruire ponti in bilico sul delirio, a desiderare vite mai immaginate, a tentare ed essere tentati da ipotesi di peccato mai riconosciuto.
Ah, la vita. Ah, la follia, e ah, l'arte. AH. Leggere, scrivere, vivere. Collezionare scampoli luccicanti di vita, toccarli, tastarli, annusarli, vestirsene e poi farne brandelli buoni per un carnevale di poveri.
Ma quanta grandezza nelle mani di quei sarti di vita, che fabbricano sogni con le parole, che ricamano pizzi sulla pazzia, e guardano il mondo con occhi avidi e innamorati, pronti a divorarlo di baci e straziarlo di illusioni.
Ma quanta tenerezza per gli abitanti del mondo, divorati e straziati, amati e adorati, desiderati, abbandonati, sedotti, e travolti da una vitalità che non conosceranno mai.
Contadine diventate nobildonne, zerline trasformate in cavaliere, leporelli coi vestiti dei loro signori, e ancora nobildonne strapazzate come contadine, cavalieri trafitti, padri disonorati, padroni servitori, giganti mulini, o forse il contrario, non importa. Un mondo, coi suoi abitanti, così soliti, quotidiani, imprecisi, opachi, dimessi, annaspanti nel loro piccolo fango quotidiano di speranze, rancori, meschinità, calcoli e ragioni. Sideralmente lontano da quello dei santi folli, che indicano la luna e guardano le stelle, che seguono le stelle e parlano del loro corpo e dei suoi bi_sogni, moderni, ah, quanto eternamente moderni.
Seducono, loro. Inventano, e incantano, camminano e fuggono. Muoiono, anche, ma risorgono.
Ah, la morte. Ah, la vita, e, ah, la musica. AH. Le parole, la passione, la poesia.
E gli abitanti del mondo, capaci di coglierla senza capirla.
Ah.