martedì 24 gennaio 2012

grazivano

per salutare l'ultima apparizione video di Ivano Fossati, due righe scritte anni fa. ma ancora vere, e vive.

Una notte in Italia

...è una notte in italia. in un angolo di italia, campione d’italia, per l’esattezza. ma la donna, dell’esattezza non è mai stata tanto amica. la trova insopportabile, noiosa, affaticante. tant’è vero che stasera, invece di essere a letto perchè non si sente bene, è in mezzo a 400 persone, ad aspettare che inizi un concerto. il concerto di fossati, lungamente atteso, perchè canti una canzone che le è entrata subito nel cuore, che rievoca un episodio della sua adolescenza: un parcheggio, un ragazzo, le mani di lui che sanno ancora così poco dell’amore, i seni di lei,puntati dritti sul suo cuore. e la gente che non guida mai piano. e la confusione, l’imprecisione, l’inesattezza stinta di una prima volta.
adesso la donna è in riva al lago, e pensa che anche questo è un parcheggio, anche questa è una prima volta, e si chiede cosa accadrà questa volta. i brividi a luglio. le luci sfiocano via, come arrugginite, sotto le lacrime, in questo tempo sbandato, in una notte che corre. i suoni rivelano di più di quanto dicano. improvvisamente, la donna ha una fitta al ventre, proprio là, dove inizia la vita, dove mesi prima si è spenta una vita. il futuro che viene.. a darci fiato. e la donna capisce. il futuro che viene. nel suo ventre dolente, in un parcheggio in cima al mondo, in una notte in un angolo d’italia.
chissà se ha fiato.
(non ne avrà abbastanza. ma la donna vivrà, amerà, proverà ancora, imprecisa e inesatta e imperfetta. finchè ce la farà, a prendere fra le braccia un’esistenza tremante...ma questa è un’altra canzone).


Lindbergh

una mattina presto. meno quattro a milano. una donna scende le scale del metro della stazione centrale. scende, e intanto nel suo mp3 ivano fossati canta non sono che il contabile dell’ombra di me stesso...se mi vedete qui a volare...
lindbergh sale nel cielo, la donna scende sotto terra. ma è come se volasse anche lei,perchè sa che quella discesa vale più di mille voli. difficile non è partire contro il vento, ma casomai senza un saluto...
la aspetta un pesce con le ali, volato via dal mare per annusare le stelle. lei sa che scende, e, quando ritornerà in superficie, si perderà trovandosi. ha in mano un sacchetto con due brioches al cioccolato. ne sente l’aroma. ne pregusta il sapore. e la musica la fa volare. le luci al neon diventano stelle. i visi dei passeggeri sono scie di vite.
e la vuole fare tutta quella strada.. fino al punto esatto in cui si spegne. pensa. vive. ha i brividi. ma non sono i meno quattro di milano.

lunedì 23 gennaio 2012

dal canada alla cascina


questa storia inizia a vancouver, canada.
oppure a poasco, san donato milanese, italia.

da ovunque la si faccia iniziare, è una storia e basta.
inizia con vite che sbandano e si riprendono, con voci che si intrecciano, con amicizie che si costruiscono con la paziente caparbietà delle cose semplici.
un alveare, uno scoglio, un accordo di chitarra.
e così succede che le vite si annodino, per una sera o per sempre, non importa. sempre o una sera sono misure di tempo relative, se la faccenda riguarda le emozioni.
il ragazzo di vancouver e quello di poasco hanno davvero poco in comune. manco parlano la stessa lingua. il ragazzo di vancouver ha ogni tanto un lampo negli occhi, che rivela quanto siano pesati i chilometri, e gli anni, le scelte, e le strade fatte per arrivare fin lì. quando parla, quando canta, senti il suo bisogno di arrivare al cuore del mondo, la sua fame di dimostrare al mondo quanta strada abbia fatto per arrivare fin lì, in quella cascina ai confini del mondo conosciuto.
il ragazzo di poasco lo accoglie nella cascina come suo nonno avrebbe fatto coi partigiani, come suo padre coi vagabondi. gli dà pane, e riso, e vino. gli dà caldo, e gente con cui stare, parlare, e cantare.
e scoprono che in comune, loro due, hanno l'essenziale. l'amore per la vita, l'amicizia, la musica.

questa storia inizia qui, oppure finisce, non si sa, non importa.
ed è una storia di musica, come sempre avviene quando Dio si ricorda dell'uomo.
ma anche di vino. una storia di_vina. in vino veritas, ma anche harmonia.

questa storia inizia con un canto di fine e di morte, ma anche di gioia e di rinascita

continua con sorrisi, e schiocchi di dita, e brevi versi sussurrati per non perdere il silenzio tutto attorno


e finisce con strette di mano e abbracci e ragnatele in cantina e vino e goodbye soon.
il mal di stomaco passa, passa il mal di mare che prende a volte nella vita, e quello che non passa e non verrà mai rotto è il circolo di amicizia ed energia.

il ragazzo di vancouver sparisce nel freddo di una notte di gennaio.
il ragazzo di poasco chiude il portone della cascina.
tutto attorno, sanno di aver lasciato magia, e tempo buono, vino, riso e risate.