mercoledì 27 aprile 2011

pathei mathos

venghino, signori, venghino.

la balena oltremisura è arrivata.

ci possiamo stare dentro tutti, ma soprattutto quelli che fanno della loro vita un viaggio incessante, anche stando fermi, lottando, semplicemente, contro l'abitudine.



venghino, signori, la balena ci porta ovunque con sé, facendoci posto dentro il suo ventre smisurato, come tanti pinocchio fuggiti dal paese dei balocchi, come tanti giona in attesa dell'lluminazione.

venghino, signori. condizione per starci bene è arrendersi alla balena, senza lottare più, ché a lottare contro chi è inevitabilmente più grande, sofferente e saggio di noi si perde sempre.



piuttosto, da dentro, da dove siamo, volgiamo attorno lo sguardo. e torniamo a cercare. stavolta cerchiamo l'enorme scheletro, bianco e polito, struttura insospettabile, attorno a cui è cresciuta la massa smisurata dei muscoli e del grasso. e lo scopriamo così forte, nella sua apparente fragilità.ogni pezzo d'osso, è una parola, una nota, un pensiero, divenuto suono divenuto canto.



e il canto in_canta, e celebra da dentro, con la musica e la poesia dei millenni, l'eterno andare oltremisura dell'uomo.

la sua sete di conoscenza valorosa, di virtù conoscitiva.

lo strazio per un passato irrecuperabile.

lo sfinimento delle infinite attese, migliori della realtà.

lo stordimento dei sensi.

l'hybris e la sottomissione a un dio inconcepibile eppure presente.

la tensione verso l'immortalità con la sola arma concessa, l'arte.

il mito quotidiano dei viandanti, ovunque protetti da chi guarda ma non può farci niente.

le sensazioni e le riflessioni dell'uomo, che dal mito hanno preso forma e nome, ma che prendono forma e nome ogni giorno nuovi: e si chiamano per sempre calipso, sirene, polifemo, ma che possono chiamarsi col nome dei nostri amori, delle nostre illusioni, del nostro cercare. purché noi riusciamo ad essere tanti saffo, dante, omero, céline, melville, conrad, che restituiscano all'eternità l'oggetto dei nostri in_canti.



siamo tutti ulissidi. ma stavolta abbiamo capito che il nostro viaggio, sospeso fra terra e cielo, si è perso e trovato nel ventre di una balena che tutto comprende, perché tutto ha sofferto.




( poi, il nostro postmoderno suggerirà infinite connessioni, leggere o profonde, pesanti o superficiali. ma la bellezza non sfuggirà, neanche così.)