giovedì 13 gennaio 2011

la vita, secondo mio figlio.

La vita è
l’aria d’ottobre,
un cielo stellato di notte, ove
tutto tace.
La vita è soltanto
un ronzio di grilli e cicale
che sovrastano il suono silente
del mondo.
La vita è
un battito di cuore,
una scala lenta
di note malinconiche.
È un vecchio pianoforte.
È il cinguettio primaverile
di un usignolo.
È il silenzio della montagna.
La vita è un “Ti voglio bene papà”,
è un regalo ad un bambino.
È il sorriso del tuo migliore amico.
La vita è una cosa grande
che si trova soltanto
nelle cose piccole.
La vita è speranza, angoscia, dolore, amore, tristezza, e tutti
i sentimenti umani, anche i più banali.
La vita è solo un Uomo,
soltanto un Uomo.


Giorgio Mentasti, 13 gennaio 2011.

lunedì 10 gennaio 2011

è un brusìo, la vita





c'è rumore, fuori di qui. clacson auto moto voci aerei autobus sirene. rumore, che fa intuire movimento, azione, tempo che passa, cambiamenti e passaggi.
la vita, insomma.
qui dentro, invece, silenzio. e apparente immobilità. ma non c'è vuoto, né assenza. le parole restano come sospese; incise sulla pietra, oppure echi nella memoria.
passiamo silenziosi, ma non vuoti, né assenti, fra le tombe e le pietre, fra le parole e le piante. lenti e rispettosi, come i gatti che vivono qui attorno, rendiamo omaggio al silenzio di chi, vivo, seppe dire meglio di noi, e ora, morto, vive più di noi vivi.

Can death be sleep, when life is but a dream,
And scenes of bliss pass as a phantom by?
The transient pleasures as a vision seem,
And yet we think the greatest pain's to die.
How strange it is that man on earth should roam,
And lead a life of woe, but not forsake
His rugged path; nor dare he view alone
His future doom which is but to awake.




Non è di maggio questa impura aria
che il buio giardino straniero
fa ancora più buio, o l'abbaglia
con cieche schiarite... questo cielo
di bave sopra gli attici giallini
che in semicerchi immensi fanno velo
alle curve del Tevere, ai turchini
monti del Lazio... Spande una mortale
pace, disamorata come i nostri destini,
tra le vecchie muraglie l'autunnale
maggio. In esso c'è il grigiore del mondo,
la fine del decennio in cui ci appare
tra le macerie finito il profondo
e ingenuo sforzo di rifare la vita;
il silenzio, fradicio, infecondo...





That Light whose smile kindles the Universe,
That Beauty in which all things work and move,
That Benediction which the eclipsing Curse
Of birth can quench not, that sustaining Love
Which through the web of being blindly wove
By man and beast and earth and air and sea,
Burns bright or dim, as each are mirrors of
The fire for which all thirst; now beams on me,
Consuming the last clouds of cold mortality.



ma la pioggia cade ovunque, dentro e fuori di qui. sottile e silenziosa, bagna i fiori, i gatti, le pietre, i passi di chi si muove, i pensieri di chi si ferma, e anche le fibre indicibili che trasformano i corpi in linfa, potenti come le parole che un giorno erano di quei poeti, e ora si sono trasformate in noi.
sì: il silenzio e l'immobilità, qui dentro, sono solo apparenti. la vita passata e quella presente scorrono l'una nell'altra, bagnate dalla stessa pioggia.


è un brusìo, la vita.