giovedì 17 giugno 2010

déjà vu

in un giugno ottobrino, che se penso al 2003 neanche mi sembra possibile che allora facesse così caldo. mi trovo sbarcata dalla nave, che neanche mi sembra possibile che solo una settimana fa ci fossi ancora sopra.
e infatti mi viene il mal di mare, la testa ondeggia, ci vogliono ancore salde, ma non ci sono. non c'è l'àncora del tempo meteorologico, la certezza dell'inizio estate con tutti i crismi.
non c'è neanche quella del tempo cronologico, la percezione di uno scorrere uniforme che tenga insieme tutte le esperienze.

così, i ricordi si appiattiscono in un unicum, in cui il 2 giugno sembra più vicino del 15, la lettura del discorso di calamandrei ascoltata al monastero di torba torna nitida come se fosse stata vissuta stamattina. mentre la voce di davide a brugherio che canta 'gh'è ammò quajvun' si perde nel reticolo della memoria.



quello che non vedrò più, invece, saranno i potage insieme. speedy angel è stato davvero l'angelo più veloce nel raggiungere quel paradiso dei musicisti in cui spero, un giorno, di poter entrare come pubblico per meriti acquisiti.
e spero di ascoltare qunche questa:



così, in un giugno ottobrino, seduta al 35, che chi sa cos'è sa come ci si sta, resistendo eroicamente col mio ultimo damone e bevendo porto bianco e mangiando biscotti poi arachidi poi torta, mi trovo ad ascoltare questa:




e tutto intero dèjà vu. e mi arrivano ancora gli spruzzi di quell'ondata che mi colse più di trent'anni fa, di cui sentii solo gli ultimi schizzi, pensando, con ammirazione e apprensione insieme, a chi, quell'ondata, se la prese in pieno, e non fu più lo stesso.
déjà vu, appunto. la memoria, in un giugno ottobrino, che scherzi fa.