lunedì 24 maggio 2010

thanks, mr. dylan

oggi è il Suo compleanno, e La voglio salutare con il brano che più amo. perché è di quelli che sembrano nati con l'inizio del mondo. perché per me lui esiste da sempre, e l'ho ascoltato in tutte le salse, dalle traduzioni trucide dei canti dell'oratorio ('quante le strade che un uomo farà, e quando fermarsi potràààààà'), alle versioni elettriche dell'altro mio amico, neil ('all along the watchtower', e le sue visioni apocalittiche e buzzatiane).

Lei è nato con l'inizio del mio mondo, se non proprio con l'inizio del mondo tout court. ma per me, tutto è coinciso. la scoperta della musica con quella della Sua voce. l'inizio di tutto, appunto.

e mi auguro, gentile mr. Dylan, di poter presto tornare a vivere nella Sua stessa orbita. come anni fa, a Milano, quando realizzai di colpo che stavo respirando la stessa aria che passava attraverso la Sua armonica. e mi parve un miracolo. perché quando l'inizio del mondo si manifesta, si può solo respirare, e tacere.

buon compleanno.



Bob Dylan-Forever Young(from The Last Waltz)
Melody | MySpace Video

domenica 23 maggio 2010

INTEmporale



da quarantacinque anni, nella tribù non pioveva. ma stavolta le nuvole stavano arrivando, e un vento tiepido e insistente si stava insinuando da giorni, dando respiro alle gole.
lo sciamano però taceva. scrutava il cielo, saggiava con il battito delle ciglia la direzione del vento, e, la notte, c'era chi giurava di averlo visto solo, sulla collina, a seguire chissà quali traiettorie.

quarantacinque anni sono tanti solo per chi ha quarantacinque anni, o più. per chi può misurare il tempo da una data, da un ricordo. per gli altri, quarantacinque anni sono un numero, un'espressione matematica, un'assenza. neanche conoscevano, gli altri, il colore, il sapore della pioggia. e non potevano sentirne la vera mancanza, la vera necessità.

quella sera, però, la pioggia stava arrivando. febbrili, gli uomini, le donne, i bambini della tribù si riunivano vicini ai totem. chi all'aperto, chi nel chiuso delle loro case, chi, i privilegiati, attorno allo sciamano e ai suoi.
tutti segretamente ripetendo le proprie formule, ognuno la propria, per vedere se, stavolta, avrebbe funzionato. almeno stavolta.

e la pioggia arrivava.
un boato scuoteva la tribù. ed erano sorrisi, urla, abbracci, suoni, energia che fluiva libera e potente dall'uno all'altro.

quando scende la pioggia, non fa distinzioni di ceto, genere, cultura e origine. quando scende la pioggia, bagna tutti, semplicemente. e tutti si fanno bagnare.

così, succedeva che braccia bambine si intrecciavano a braccia anziane, che facce bianche sorridevano a facce nere, o gialle, che padri e figli, ricchi e poveri, colti e ignoranti superavano ogni differenza, e si trovavano, come spinti da un unico vento, fuori, tutti, a cantare, gridare, stringere, suonare, lasciarsi bagnare.

una gioia istintiva e diretta. in questa eterna preistoria del mondo.