sabato 24 aprile 2010

festa della liberazione

quando la mattina passo davanti a una scuola, vicino al baretto della scuola c'è un gruppo di ragazzine. 12, 13 anni. sono le otto e cinque, la campanella è suonata da cinque minuti, eppure loro fanno capannello lì, e chiacchierano, e fumano.

i loro sguardi sono tutti uguali. e dicono tutti una sola cosa.
'noi non siamo dentro, e non saremo dentro ancora per un po', o forse per tutta la mattinata. noi sì, che siamo libere. noi sì, che possiamo trasgredire.
chissenefrega della scuola. noi sì, che viviamo, perché siamo libere. noi possiamo esserlo, noi, sì.'

la luce dei loro sguardi ha un che di ingenuo e primitivo insieme. non c'è (ancora) malizia. non c'è esperienza della libertà. la loro libertà si esaurisce nel gesto lineare di essere lì, fuori dalla scuola, in quel momento.
ed essere o credersi libere, per loro, è lo stesso.

recuperare quella libertà sarà impossibile, anche per loro.

6 commenti:

  1. bella riflessione, cara Laura...sto toccando con mano l'ignoranza delle giovani generazioni,avendo
    una figlia intelligente e riflessiva. Ha quasi 12 anni. Le compagnette di scuola sono talmente superficiali che quando lei fa certi discorsi, sorridono, neppure la capiscono. Peccato, qualcuno ha voluto che i giovani vivessero in questa ignoranza, fino a confondere la Liberazione con "la festa dell'Italia" o "la festa del tricolore" o chissa che cosa (visto in TV).
    Buon 25 aprile.
    SD

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  2. dille di iscriversi ad anobii. o a qualche forum di discussione su libri e cultura. si sentirà meno sola. e capirà che solo la cultura, quella vera, rende liberi.

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  3. oh, non mi ha riconosciuto ! :-)

    ajò...
    NB grazie per il consiglio

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  4. ma certo che ti ho riconosciuto!!! the only sassari boy i know...;-)

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