domenica 13 settembre 2009

finestate


gli alberi attorno all'arena si velano di giallo:
il primo segno di una finestate.
nel cielo, un filo di nuvola, e di fresco.
ma è ancora tempo di sandali, e di stare all'aperto, e bruciare le energie, cantare, forse ballare, di sicuro sognare, e trasmettere idee, sogni, speranze, a chi deve ancora fare un po' di strada.

io immagino così i sessantanni. non è ancora autunno, eppure lo si sente alle porte. settembre è la sua diretta rappresentazione. e questo concerto di Patti Smith, l'undici settembre 2009, è la sua metafora.
lei tra poco avrà sessantatrè anni. ma la voce, l'energia, il magnetismo, il calore non subiscono incrinature, quando la vita è stata spesa in un'unica, forte direzione.

quando ho ascoltato la prima volta Patti Smith, ero una ragazzina. mi incantava la sua capacità di raccontare i sentimenti e gli ideali, e la sua presenza fragile e determinata era stato uno dei primi modelli di femminilità per me.
così, quando il concerto si è aperto con 'Frederick', si è aperta una porta nel tempo, e mi è scorso davanti il tempo della mia vita, le scelte, i dolori e le speranze. un largo sorriso mi si è sciolto dentro. e ho provato un'immensa gratitudine per la vita.

poi, Patti ha fatto il resto. ha parlato tanto, ha preso il pubblico e l'ha rivoltato come un calzino, piegandolo alla sua forza, e alla fine se l'è trovato tutto in piedi, ai suoi piedi, incollato al palco, zero transenne e un'unica onda umana che vibrava delle sue parole e delle sue note.

'use your head! seize the moment! we are the future, and the future is now!'
people have the power. lei ci crede ancora, e lo dimostra. come quando invita sul palco una ragazzina a ballare con lei, e la indica a tutti dicendo 'the future!'.
come quando parla della sua visita al duomo di cremona, 'è così vuoto, e solo...dove sono le persone? entrate nel duomo...non solo per religione...anche solo per ammirare le belle cose ci sono dentro, e sedersi, e pensare, magari non telefonare, ma anche mandare qualche sms...fatelo vivere di nuovo! il duomo vi aspetta!'
come quando si lancia in un pezzo in bilico fra reading e canzone, e Tom Verlaine, immobile e ascetico nel suo angolino, la segue coraggiosamente ricamando suoni sulla perdizione e la salvezza di un ragazzo abbandonato.
o come quando, alla fine, sembra non voler più andarsene, e invita i genitori dei bambini vicino al palco ad allontanarsi per non 'ferire quelle piccole bellissime orecchie'.

il sorriso della ragazzina che ero si allarga, si apre, e resta.
l'estate potrà anche finire. posso anche aspettare l'autunno, e poi l'inverno. ma finché avrò musica, avrò vita.