domenica 29 marzo 2009

un concerto, dieci anni. e oltre.



il concerto inizia molto prima, mesi prima, prenotando i biglietti in prima e seconda fila per una ventina di amici. e anche questa volta, come altre volte, divertirsi vedendo l'espressione stupefatta della cassiera della biglietteria, mentre snocciola la lunga teoria dei biglietti, tutti uniti, come una fisarmonica in anticipo.

il concerto si perfeziona durante i mesi successivi, con l'attesa, le anticipazioni, i manifesti fatti apposta in giro per la città, le interviste, i commenti. il futuro che resta un sogno, finché le luci non si spegneranno.




il concerto si materializza le ore precedenti, quando ci si mette d'accordo su dove e quando trovarsi, e finalmente ci si trova, davanti a teatro, e ci si saluta per nome, ricordando (con un po' di nostalgia colorata di dolcezza) quando, in una chat, tanti anni fa, ci si riconosceva con un nick: il nome che ciascuno di noi si era dato, ribattezzandosi in una nuova nascita nel segno della lucertola.

il concerto esplode nel teatro, quando il profilo del Grande Sciamano entra nel cono di luce, abbracciato alla sua chitarra, e intona 'Ave Maria', quintessenza di un'anima indefinibile, un po' preghiera, un po' rito scaramantico, un po' 'grazie' e un po' 'non c'è di che'.
e continua con un regalo che lui si fa: la voce da tenores di Beppe Dettori, un viaggio nella vera Sardegna, quella non toccata dalle cartoline dell'Italia del miracolo, ma conservata immune nella sua millenaria poesia.
l'altro regalo è la presenza, sul palco, dei due compagni di strada più importanti, quelli che dieci anni fa c'erano, e che la vita ha provveduto ora a riunire: Anga e Billa.
l'atmosfera, di solito, non si può toccare. però l'atmosfera di quel teatro emana un calore palpabile. e nel cuore di ciascuno un grido, che non verrà mai detto: 'bentornato a casa'.
lo Sciamano lo conosce bene, quel grido. e gli regala tre ore di ricordi, emozioni, musica ad altissimo livello, confidenze sussurrate e storielle da bar, il lui di dieci anni fa e quello di adesso, profondamente diversi fra loro, ma uniti dal filo della coerenza e dall'amore per la semplicità (ché 'spesso le cose migliori sono le più semplici'...).
gli sguardi del pubblico si incrociano, i sorrisi si allargano, l'intesa è più profonda, la magia del rito si ripete, le orecchie e il cuore cantano insieme.

il concerto termina con una lunga sequenza di ringraziamenti, il più vero e toccante a un padre invisibile, eppure presente ('il fatto che un padre non ci sia più non significa che abbia smesso di essere un padre'...), con una 'ventanas' emozionata, emozionante e inafferrabile, da custodire nel profondo del cuore e indossarla nei momenti scuri.
e su 'la curiera' si snoda uno striscione, creato, sei anni fa, dalle mani di tre maggghe e due bimbi, in un pomeriggio di amicizia e sorrisi. lo striscione trascorre di mano in mano nella platea, e da questa nella prima fila dei palchi, silenzioso e inesauribile, colorato e pieno di vita, come il tempo di questi anni. il migliore 'grazie' allo Sciamano, ma anche il migliore 'non c'è di che'.







il concerto continua, nella notte, davanti a una birra Breva (...), legata dal nastro dell'amicizia. e prosegue, il giorno seguente, e per tutti i giorni che verranno, nei sorrisi di chi c'era.
nell'attesa del prossimo concerto.