giovedì 5 febbraio 2009

paleotv


parlo ai clandestini della tv della mia giovinezza. loro guardano incuriositi. la reminiscenza personale, quella che rifiutano dai genitori, diventa memoria condivisa. e ricordo anche loro.

la tv mamma, il monoscopio, carosello, il quiz del giovedì, il film del lunedì, la prosa in diretta, le gemelle kessler, la pubblicità di tre minuti, la tribuna politica, il maestro manzi, la differita del secondo tempo delle partite.

ho fatto diventare tutto questo argomento di studio. la cuccetta diventa una nave con cui esplorare un passato prossimo per me, remoto per loro, colorato in bianco/nero.

loro navigano nel vuoto, io nei miei ricordi.

mal_fermo5

e ci sono il carlo e l'emilio
uno mai sposato, uno sposato:
la moglie vive qui, ma non si vedono mai.

l'emilio ha sposato il carlo, ormai.

vivono in simbiosi:
l'emilio legge ad alta voce il giornale,
il carlo lo commenta.

il carlo decide cosa cantare,
l'emilio inizia a cantare.

seduti in un divanetto duepposti,
nel salone,
ugole spiegate, come mai nella vita.
dietro al bancone di macellaio,
nella stazione delle nord,
mica si poteva cantare.

il bello è che qui si canta,
ugole spiegate:
firenze sogna
mamma
calabrisella
piemontesina mia
nostalgia de milàn

il giro d'italia nelle canzoni,
sei sette canzoni,
sempre le stesse.

il bello è che sono sempre le stesse,
così le cantano sempre meglio,
ugole spiegate,
sul loro divanetto matrimoniale.

e intanto la vita passa,
sotto il manto della luuuuuuuuuunaaaaaaaaa...

mal_fermo4

e poi c'è il bruno
c'è ancora per poco, mi sa

ex direttore dell'erario
capello bianco ben pettinato sempre
anche adesso
anche durante le lunghe ore di letto

preciso
forse pignolo
di sicuro educato
una volta

ché ora, a letto, urla
sempre
notte
giorno

dice che urlare è uno sfogo
urla quando sta fermo
urla quando si sposta
urla quando lo spostano
urla se è sporco e se è pulito

aaaaaaaaah
aaaaaaaaaaaaaaaaaah
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah

tonalità diverse per i suoi aaaaaaaaaaaaaaaaaah
infinite variazioni sul tema
prova, in questi ultimi giorni,
tutte le gradazioni di urlo che non ha vissuto in novantanni

e, se gli si dice 'bruno, non urli, è inutile',
lui tace, guarda, chiede timido 'ah sì?'

silenzio per dieci secondi

poi,
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah.

però, pettinato è pettinato.
sempre.

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e c’era l’egidio
c’era, perché adesso non c’è più

è stato nei sottomarini, in guerra
ha visto e sentito l’onda delle bombe
si è corroso la pelle sotto il sole salmastro
e ha riso e pianto coi suoi compagni

condiviso sogni e disillusioni
mai smesso di credere obbedire combattere

i giorni di sole, li passava sulla panchina del giardino
sempre la stessa, da quattro anni
cappellino, calzoncini corti, libro aperto

leggeva
la sera, spiegava il libro
la vita
il passato
al suo compagno di stanza, il peppino

poi
il sangue ha iniziato a uscirgli dal naso
e poi da tutto il resto
e infine è uscita anche la vita.

il peppino, ora, si aggira per il giardino, con le sue quattro ruote e la sua sola domanda.
’chi mi spiega i libri, la sera, adesso?’

mal_fermo2

e c'è il germano

due ruote, zero gambe
lungo sfregio sulla fronte
automobile ladra

ma lui sì, che conosce la regina taitù
e ha fatto la guerra d'albania
e un dentista una volta gli ha tolto 40 denti

ha una ricetta speciale nella tasca
che serve quando i piedi gli fanno male
la fa vedere a tutti
c'è scritto FISSAN OSSIDO DI ZINCO

gliel'ha data un professorone, 200mila la visita
dice

ma poi,
quando il cipolla non vuole mangiare
gli si avvicina
con le due ruote e la fronte tagliata
allunga la mano
(ché quelle ce le ha)
gli allunga una carezza
gli parla, a lungo
e il cipolla apre la bocca e mangia

germano lo guarda, con gli occhi azzurro liquido
smorfia un sorriso
gli sembra suo fratello.

mal_fermo1

era un orfanotrofio
ora è una erresseà:
residenza
sanitaria
assistita.
l'ipocrisia delle parole non nasconde la realtà,
proprio non ce la fa.
prima ci vivevano bambini orfani dei genitori;
ora vi vivono anziani orfani della vita.
ogni finestra, due vite;
ogni vita, una dignità da difendere.
ogni vita, mille giorni di attesa e di lotta,
accesa o spenta,
cosciente o inconsapevole.

ne parlerò. glielo devo.

martedì 3 febbraio 2009

l'ultimo del paradiso


ogni anno ci ricasco:
torno a commuovermi, e ogni anno mi impiglio nella rete delle sue parole. e ogni anno trovo qualcosa di nuovo, in quelle parole.
ad esempio, stavolta ho trovato l'aggettivo 'nostra':
'mi parve pinta della nostra effigie', racconta, per fare capire che guardando in Dio lui ha visto noi, ma proprio tutti noi, la nostra faccia. senza colori, senza tracce somatiche, senza razze.
e aveva già scritto 'nostra', proprio il primo verso del poema.
'nel mezzo del cammin di nostra vita', aveva scritto.
l'esperienza del mondo sanza gente lo ha spinto lì, ad affondare il suo volto nel volto di Dio, e a trovarci il suo.
nostro.

i clandestini ascoltano. ce ne sono cinque o sei che hanno la luce negli occhi. la loro effigie, la sua, la mia. la nostra.

c'è silenzio nella cuccetta. il mondo_là_fuori sembra lontano, appena increspato dall'eco delle sue parole.
e ogni anno, come ogni anno, ho la sensazione precisa di trasmettere a dei fratelli.

lunedì 2 febbraio 2009

iniziare...


iniziare sotto la neve.
la nave quasi deserta, le cuccette svuotate, aprichiudi di porte, vagabondare di mozzi e clandestini.
la ciurma svuotata della sua funzione.

eccomeffaccio, avevo programmato una verifica (e ti sta bene, a programmare una verifica di lunedì mattina alle nove, e far star male i clandestini tutta domenica...).
adesso dov'è il tecnico, ho prenotato la cassetta, ma tu hai il dvd, che così lo posso fermare?
il commodoro c'è? ma va, quello arriva da fuori...
la vice arriva, anche lei da fuori, col suo plico di giustifiche da siglare. elegante come solo le vice sanno essere, aplomb innato, si muove nella nave come se fosse piena. sempre davanti al pubblico, ricordatelo. sempre davanti al pubblico. classe, stile, allure, cultura, copincolla da vogue. ricordatelo.

iniziare parlando dell'esame con gli sparuti clandestini . loro appollaiati abbarbicati ai caloriferi, e guardano ogni tanto fuori dagli oblò, eccerto che nevica ancora. il mondo, là fuori, immerso nella cocaina, piste ovunque.
io, che sarei poi io_lapprof, spalmata su una sedia che di solito non si usa mai. tanto, quando nel mondo là fuori nevica, nella nave si può tutto.
si può girare per i ponti. si può scambiarsi di cuccette. si può incrociare le classi, la prima con la terza. si può attardarsi nella stiva, leggiucchiare il giornale, non arrivare, non subito, non ancora, ancora un po' nella stiva, massì, tanto i clandestini sono solo contenti...

si può parlare senza spiegare. consigliare senza imporre. la neve scende sui diari e sui libri, sui banchi e sugli zaininvictistpack. sui registri e sui programmi. sui ruoli e sulla stanchezza del lunedì.
domani pioverà, i clandestini arriveranno tutti.
ma è stato bello, iniziare così.